La diffusione di video e foto all'insaputa del partner sarà punita più duramente se avverrà per via telematica.
E' passato all'unanimità tra i banchi dei deputati, il disegno di legge che mette fine al Revenge Porn è atteso ora in Senato; essendo il frutto di un accordo tra la maggioranza e l'opposizione, raggiunto dopo settimane di polemiche da parte di entrambe le fazioni, l'emendamento, così come l'intero provvedimento, sembra destinato ad essere approvato anche in questo caso, diventando, quindi, legge a tutti gli effetti.
Si prospettano, dunque, tempi decisamente duri per chi, mettendo in pubblica piazza un aspetto così intimo di una relazione, anche se a pagamento, rischia di rovinare la vita della persona di cui si aveva fiducia: il sesso dovrebbe essere sempre vissuto senza pericoli nascosti né preoccupazioni e questo ddl costituisce un sostanziale passo in avanti in questa direzione, tutelando le vittime di questo odioso fenomeno che, nell stragrande maggioranza dei casi, sono donne, anche escort ma spesso anche uomini ricattate dalle stesse postitute, prostitute ovviamente di basso livello se arrivano a compiere certe azioni.
Chi si vedrà contestato il reato di ' diffusione di immagini o video privati sessualmente espliciti, anche nell'ambito della prostituzione', introdotto nell'articolo 612-ter del codice penale, rischierà pene detentive che vanno da uno a sei anni e una multa che oscilla dai 5 ai 15.000 euro.
Se a perpetrarla, poi, sarà il coniuge, il compagno o l'ex fidanzato, sarà presente un'ulteriore aggravante, perché il rapporto di fiducia con la parte lesa verrebbe, in questi casi, violato subdolamente.
Anche le immagini ed i video fatti alla escort dal ciente o viceversa, a loro reciproca insaputa, andranno a costituire un'aggravante.
Fortunatamente, anche in Italia si sta cercando di arginare il fenomeno e negli scorsi giorni c'è stato un enorme progresso nella lotta al ricatto sessuale, incluso quello perpetrato dalla prostituta, grazie all'approvazione, alla Camera, del ddl in cui si tutelano le vittime di violenza domestica e nel quale è stato inserito un emendamento ad hoc proprio per il cosiddetto revenge porn.
Il provvedimento coinvolge non solo chi realizza e poi diffonde in prima persona materiale pornografico destinato a rimanere privato, ma anche chi, pur non essendone l'autore, lo sottrae o lo condivide in chat pubbliche, sempre più diffuse e che contano un alto numero di partecipanti di qualunque età e condizione sociale, a dimostrazione che il fenomeno è ancora in espansione, ma ha i giorni contati.